di Fernanda Moneta
L’Anac è un acronimo che indica, prima di tutto, l’Associazione Nazionale Autori Cinematografici. Si tratta di una sorta di sindacato che raccoglie tutti o quasi i registi cinematografici italiani. Dico “quasi” perché per essere soci Anac bisogna essere chiamati da almeno tre soci anziani. È un’associazione old school di cui faccio parte da decenni (grazie a Cesareo e Scola, soprattutto) anche se, per vari motivi, e così come molti altri soci, preferisco il backstage.
Dalla sede storica in una cantina dietro Piazza del Popolo, all’attuale di via Montello, Roma, i grandi vecchi del Cinema italiano sono sempre stati pronti al dialogo con i Ministri e i Direttori di Dipartimento per contrattare il respiro del cinema nazionale ma anche con i giovanissimi. Esemplare l’attenzione data ad alcuni dei miei allievi del corso di Regia dell’Accademia di Belle Arti.
Ultimamente, dopo Philippe Faucon (già premiato nel 2016 con 3 César per il film Fatima), un altro regista francese, Michel Hazanavicius (Oscar per The Artist) ha ricevuto la tessera dell’Anac.
Hazanavicius, grande estimatore di Ettore Scola, nel 2015 aveva firmato con altri autori europei un documento dell’Anac affinché gli Studi di Cinecittà riprendessero la loro originaria vocazione cinematografica, rinunciando a ogni altra attività, anche di carattere edilizio (all’epoca si parlò della costruzione di un albergo) estranea alla sua originaria missione.
Pubblicato su: Art a part of cult(ure)
ISSN: 281-4760
Data: 28 maggio 2017